Il portico meridionale
Il primo ordine del prospetto è interrotto dal portico meridionale realizzato da
Antonio Gambara nel 1453. Esso, secondo gli ultimi recenti studi, è
stato realizzato reimpiegando elementi di precedenti analoghe strutture.
Il portico è contenuto fra due piloni laterali, ognuno dei quali è
organizzato in un triplice ordine, a schema ripetuto, decorato con due
monofore cieche. I piloni sono finemente decorati nelle pareti con un
fitto merlato inciso nella pietra e nei capitelli di appoggio degli
archi ogivali.
Si accede al portico da tre arcate ogivali, con quella centrale più
ampia ed elevata rispetto alle laterali, decorate da cornici tortili,
che poggiano su capitelli fioriti. Il tutto è sostenuto da esili colonne
di probabile reimpiego come dimostra la prima a sinistra che porta
scolpita una pagina del Corano.
Nella parete tra le arcate ed il fregio del frontone un accurato
restauro ha recentemente portato alla luce un prezioso "albero della
vita", che per contenuto e qualità del racconto è databile nel XIII
secolo. In esso con un simbolismo caro alla cultura medioevale si indicano le
virtù che l'uomo deve esercitare per aver ragione delle sue debolezze ed
essere così degno della Luce salvifica di Cristo.
Il frontone, nella sua trave di sostegno, è decorato da una processione
di santi interrotta da quadroni con gli stemmi del regno di Sicilia,del
Senato Palermitano e della Cattedrale.
Da sinistra procedono le Sante Vergini, che hanno testimoniato con il
martirio la loro fede,
seguono i profeti che hanno annunciato la venuta
di Cristo. Da qui inizia la sequenza degli Apostoli che hanno risposto
alla chiamata di Gesù; sono seguiti dai Dottori della Chiesa.
Chiudono la processione
dei santi gli
Evangelisti che hanno raccolto e tramandato, ispirati da Dio, la Parola.
Le figure delle Vergini e dei Profeti, racchiuse in anguste nicchie sono
di fattura medievale, le altre stilisticamente riferibili all'arte
rinascimentale sono ritenute coeve alla realizzazione del portico.
Sopra, il timpano è dominato dalla figura di Dio Padre al centro della
scena della Annunciazione, contornata da decorazioni con "girali
flamboyants".
Il messaggio è abbastanza esplicito per il fedele: egli redento dalla
venuta di nostro Signore, superando il peccato che lo allontana da Dio,
esercitando la virtù dei Santi, realizza il suo fine ultimo di essere
ammesso al cospetto di Dio, che qui è raffigurato in abiti papali sia
per la volontà degli Aragonesi di manifestare la loro unione alla Chiesa
di Roma che per volere ribadire come in essa si prefigura la Gerusalemme
celeste.
Tracce di "sfavillante" colore sono state ritrovate in tutte le zone del
prospetto del portico, quasi che Antonio Gambara avesse voluto
realizzare un "retabo" con un impianto scenico di grande effetto.
Lo spazio interno è diviso in tre campate coperte con volte a crociera,
a sesto rialzato, con i costoloni che poggiano all'interno su capitelli
pensili e verso l'esterno sui capitelli della quattro colonne.
Sulla pareti del portico sono contenute diverse lapide commemorative.
Sulla parete di sinistra è posto il bassorilievo commemorativo della
incoronazione di Vittorio Amedeo Savoia, Re di Sicilia nel 1713,
realizzato nel 1714 da G.B. Ragusa. Ai lati di questo sono poste,
all'interno di nicchie, le statue dei Santi Evangelisti Giovanni e
Matteo di Antonello Gagini. Sulla contrapposta parete di destra è allocato il bassorilievo che
ricorda l'incoronazione di Carlo di Borbone (1735). Ai suoi lati, in
nicchie, sono state poste le statue di S. Marco e S. Luca di A. Gagini.
Le statue dei quattro Evangelisti provengono dalla Tribuna del Gagini
che decorava il catino absidale all'interno del Tempio.
Il portico custodisce lo splendido portale, anch'esso di Antonio Gambara,
costruito nel 1426 nella occasione della incoronazione di Alfonso il
Magnanimo.
L'arco di ingresso, a sesto acuto sottolineato dalla pronunciata fascia
spiraliforme, è sostenuto da sei colonne di cui quattro tortili
intervallate da cimaste con intarsi di figure floreali e immagini
antropomorfe. Sui capitelli decorati con fogliami poggia l'arco il cui sviluppo, verso
l'alto, è ritmato in ghiere aggettanti l'una sull'altra e sottese da
cornici spiraliformi. Nella ghiera centrale campeggia lo stemma della
Maramma.
La cornice esterna dell'arco porta le raffigurazioni dei Santi
Evangelisti e degli Apostoli, con al centro il riquadro del Padre
benedicente, che quasi sembrano sostenere il mosaico in cui il Cristo è
in braccio alla Madre
Non vi è dubbio che la ricerca estetica è assoggettata alla volontà
didascalica di ammaestrare il fedele che fà ingresso nel Tempio, come se
dovesse esser attraversata la "Ianua Coeli", intento che è ripreso da
Francesco Castellamare nella realizzazione del portone ligneo del 1432.
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